Capitolo
27
Oggi
il mio signore mi ha chiamato a se dopo pranzo e senza mezzi termini
mi ha detto che aveva intenzione di scoparmi e di prepararmi
opportunamente perché mi voleva perfettamente pulito dentro e
fuori.
E infatti, dopo circa mezz'ora eccolo avvicinarsi
minaccioso e possente, con quel suo petto muscoloso e virile
scoppiare dalla canotta, a mettere in risalto il suo fisico
massiccio.
Lo ammiro è vero!
Ne sono innamorato!
Lui lo sa
molto bene e sfrutta questa mia debolezza.
“Schiavo”, mi
apostrofa, “in posizione!”
“Ho proprio voglia di culo
oggi!”
“Ho voglia di sfondartelo, di farti male e di godere
alla grande!”
“E sono sicuro che il tuo culo non vede l'ora di
servirmi, non è forse vero?”
Io, piccolo come una formica ai
suoi piedi, rispondo:”padrone, il suo piacere è il mio unico
pensiero.”
“Faccia del mio corpo quello che desidera.”
“Bravo
schiavo, mi piace la tua rassegnazione, anche se comunque so bene che
posso fare quello che voglio di una merda come te.”
“Ho una
fila lunga un chilometro di schiavi che vorrebbero il tuo
posto.”
“Cosa credi, appena ti avrò consumato del tutto, ti
getterò da parte e dovrai istruire il tuo successore a dovere.”
“Poi
non servirai davvero più a nulla.”
“Ma per ora sei tu il mio
servo e vedi di non fare cazzate.”
“Altrimenti sei
finito!”
Stringendomi la sua mano intorno al collo, come se
fossi una bestiola pronta per il macello, mi getta sul letto e mi
tiene sul bordo, supino e con violenza apre le mie gambe, chiuse per
vergogna.
Davanti al mio padrone un poco mi irrigidisco
sessualmente, poiché so bene di essere un nulla in confronto a lui e
di non valere niente.
Quando poi sono tra le sue mani non ho più
il controllo del mio cazzo, che sembra vivere una vita propria e si
eccita in modo irriverente e inappropriato.
Vorrei non averlo,
vorrei essere senza sesso per il mio signore bellissimo.
Vorrei
essere come una bambola forgiata per il solo fine di dare piacere al
mio signore.
Un eunuco senza palle e membro come quelli presenti
negli harem.
Il mio padrone è violento oggi, mi tratta come se
fossi uno straccio senza vita.
Mi tiene fermo sul materasso,
premendomi il collo con la sua grande mano.
Ansimo perché il mio
padrone mi concede solo un filo di aria sotto la sua presa virile.
Ma
vivo per dare piacere al mio re, che in questo momento mi sta
osservando come per escogitare un nuovo gioco con cui umiliarmi e di
conseguenza godere.
Io gli appartengo per cui devo sottostare ad
ogni suo desiderio, senza possibilità di nessuna obiezione.
Ora
sono davanti a lui e il suo sguardo è illuminato da una strana luce
perversa e che mi inquieta.
Non vedo cosa sta succedendo, lui
torreggia su di me, ma sento che le sue gambe si muovono.
Poi,
dando un senso al sogghigno disegnato sulle sue labbra, vedo che la
sua mano destra impugna la ciabatta, come se volesse usarla per
percuotermi.
E forse lo farà.
Ma mi sembra un gioco un po'
troppo lieve per gli standard di dolore a cui mi ha abituato il mio
padrone.
Il suo piacere in genere prende forma quando il mio corpo
inizia a manifestare i segni delle ferite che subisco, come ad
esempio il sanguinare dei miei capezzoli o il rossore delle mie mani
calpestate furiosamente sotto le sole delle sue scarpe.
Ed in
effetti la sua voce da conferma alle mie paure:”schiavo”, tuona,
“preparati ad un dolore nuovo!”
“Sposta il tuo miserabile
cazzo e lascia bene in vista le tue palle!”
“Vedrai che adesso
ci divertiamo!”
Ride il mio signore, ride del suo nuovo, sadico
progetto.
Tengo tra le mani il mio pene, che nel frattempo è
grosso e turgido e attendo ciò che temo di aver irrimediabilmente
compreso.
La ciabatta, nel pugno dal mio signore, si alza sopra la
sua testa e mentre la osservo, immagino il dolore che provocherà
sulle mie fragili palle.
La forza del mio padrone e la rincorsa si
schiantano sui miei poveri testicoli, accompagnate da un suono di
pelle percossa.
Il dolore che vivo non si può esprimere, mi
dilania le palle e, come una scossa elettrica mi percorre il corpo
fino nel cervello e ancora si riflette nel mio occhio sinistro che
sembra esplodere dal male.
Vorrei gridare e urlare, ma al mio
signore da fastidio che mi lamenti, per cui cerco di ingoiare il
dolore che mi è stato servito.
Il mio padrone ride e si compiace
di questa nuova tortura che sto subendo per lui.
Intanto la
ciabatta del mio padrone riprende la posizione di lancio per un
secondo colpo.
Come una paletta per uccidere le mosche, la impugna
con cattiveria inaudita, pronto a ferirmi.
E cosa sono io infatti,
se non un insignificante insetto in confronto alla potenza del mio
signore?
La mano del mio signore è bella e sul polso reca il
bracciale in pelle e acciaio che gli ho donato mesi addietro in segno
della mia sottomissione.
Vederlo mi eccita e bagna nell'intimo
che, così esposto, si scioglie con una leggera bava di sperma, come
la scia di una lumaca.
“Godi, schiavo? Ti bagni il cazzo se ti
massacro vero?”
“Ti accontento stai tranquillo!”
E la
ciabatta compie il suo tragico viaggio, schiantandosi rabbiosa sulle
mie palle già rosso fuoco.
Mi sento svenire e penso:quanti colpi
avrò meritato?
Quanto dolore desidera infliggermi il mio
padrone?
Cerco istintivamente di chiudere le gambe, ma non
posso.
Le sue, divaricate, mi impediscono ogni movimento.
“Non
ci provare! Troia!” Ruggisce
La ciabatta...intanto...
La
ciabatta del mio signore che ho baciato, laccato, pulito con la mia
lingua fin sotto la suola.
La ciabatta che ho amato e onorato, ora
diventa lo strumento della mia pena.
La mia tortura!
E giaccio
senza respiro davanti al mio re, che intanto mi percuote
ancora,selvaggiamente.
Non conto più i colpi subiti.
Sono
troppo rapidi, in successione sfrenata.
Chiedo umilmente
pietà.
Invoco una tregua.
Ma la mano del mio padrone non è
soddisfatta e continua a picchiare la suola di gomma rigida sui miei
testicoli.
E dentro me penso: magari dopo tutto questo, perderò
l'uso del mio sesso.
Un poco questo pensiero mi consola: sapere
che per mano del mio signore potrei non essere più uomo.
Intanto
il mio padrone vuole immortalare il suo gioco con un paio di foto
alle mie palle infuocate e massacrate.
Probabilmente le inoltrerà
ai suoi amici master, sadici e crudeli, per dimostrare la sua potenza
e ridere di me.
Almeno a questo pensiero mi sento fiero di essere
stato percosso dolorosamente dal mio padrone, per dare luce alla sua
gloria.
La ciabatta ora viene gettata a terra e il mio padrone mi
sta aprendo per penetrarmi.
Tutto è molto rapido e violento.
Il
mio signore sa che sono delicato e proprio per questo mi sventra con
un unico colpo secco e terrificante, per il quale sento scendere le
lacrime dai miei occhi.
Il male mi invade tremendo, ma non ho più
forze per pensare di reagire.
Mi abbandono al dolore che mi viene
servito e arrivo quasi ad amarlo, poiché frutto della crudeltà del
mio signore.
Pochi colpi ancora, capisco benissimo ormai i tempi
del piacere del mio padrone.
Con un verso disumano e un'ultima
penetrazione devastante, viene in me.
Poi una montagna di carne si
abbatte sul mio piccolo corpo.
Il mio padrone si è lasciato
cadere stanco morto su di me.
Io giaccio sotto di lui,
immobile.
Il suo membro è ancora turgido dentro il mio
sedere.
Lentamente lo sento sgonfiarsi, ma vorrei non mi lasciasse
mai.
Il mio padrone respira pesantemente sul mio viso col suo
alito caldo e maschile.
Sembra riposare, forse dorme.
Il suo
cazzo intanto scivola fuori dal mio ano troppo dilatato
rapidamente.
Mi sento solo, mi sento perduto, mi sento morto.
Il
peso del mio signore grava ancora su di me, ma per poco.
Alzandosi,
sfila dal suo cazzo il preservativo che è pieno del suo generoso
sperma.
Lo ammiro, lo venero, lo desidero.
Oso l'impossibile e
con un filo di voce:”signore, posso bere il suo seme?”
Lui,
disgustato, mi guarda scuro in volto e senza una parola mi getta
addosso il suo preservativo che si appiccica al mio viso.
Avidamente
lo porto alle labbra e ne verso il contenuto ancora tiepido in bocca,
riempiendola.
Ingoio!
Il mio padrone intanto non ha mai smesso
di guardarmi.
Voltandosi mi dice:””schiavo, mi fai
vomitare!”
“Dovrei pestarti a sangue per una cosa del
genere.”
“Ma in questo momento mi fai troppo schifo!”
Schiavo
Luca
Nessun commento:
Posta un commento