Capitolo
16
Buongiorno
mio signore.
Il
suo schiavetto oggi ha nella testa il suo pene e non riesce in nessun
modo a pensare ad altro.
Ma credo sia normale, poiché essendo uno
schiavo, una sorta di piccola bestiola ammaestrata, ho come unico
pensiero il sesso.
E in questo caso il suo, quello del mio
principe bellissimo.
Lei è molto buono, mio padrone, nel lasciare
che la mia mente si avvicini così tanto alla fonte del suo
piacere.
Come la sera, quando sul divano, io le chiedo umilmente
se posso avvicinare il mio viso al suo intimo per respirare i suoi
umori maschili.
E oso ciò che non dovrei quando sollevando i suoi
slip, lascio fuoriuscire il suo membro poderoso e virile.
Poi la
osservo e imploro di poterlo tenere al calduccio nella mia
bocca.
Come lo desidero ardentemente!
Lei, mio signore
bellissimo, è generoso e buono nel concedermi questo vizio.
Così
lascio scivolare sulla mia bocca il suo pene assaporando i suoi umori
e odori di maschio.
Altri inorridirebbero a questo effluvio, ma io
ho imparato a goderne e a desiderare l'odore del mio padrone.
Detergo
delicatamente con la lingua la cappella già turgida e grossa del mio
signore.
Non è pulita, ma d'altronde cosa pretendo, è mio
compito prendermi cura del corpo del mio padrone ingoiando ciò che
lui chiama sporcizia, ma che è per me cibo prezioso.
E così quei
piccoli residui biancastri che il mio re definisce sorridendo
“formaggella”, diventano il mio dopocena, il mio piccolo premio,
il mio dolce conforto serale.
Mentre il mio signore si gusta un
fresco gelato, io mi godo il suo pene, che scende nella mia bocca
acquosa e li trova il suo nido protetto.
È grosso e ogni tanto si
erge vigoroso facendosi sentire.
Io ne godo pienamente, poiché
significa che sto facendo bene il mio lavoro e sto donando piacere al
mio signore.
La mia bocca è grande e lo ospita abbondantemente,
ma voglio dare di più al mio padrone e punto il suo cazzo contro la
mia gola e lo agevolo a penetrarmi in modo che scenda in me aprendosi
lui stesso una strada attraverso le mie morbide carmi.
E mi muovo
per farlo impazzire di piacere, ma lentamente, non voglio percorrere
un piacere che sarà il mio padrone a gestire secondo il suo
gusto.
Io sono solo uno strumento nelle sue mani.
E mentre mi
adopero per il suo godimento, sogno.
Mi illudo di essere come un
semplice preservativo attorno al suo membro.
Un nulla in verità,
un preservativo vivo con le mie fattezze, ma della misura adatta per
essere vestito dal suo cazzo.
Un preservativo fatto di pelle
leggerissima, ma vivo attorno al suo membro..
Le sue mani mi
aprirebbero dall'ano, facendomi penetrare dal suo pene per tutta la
mia lunghezza, con dolore e lacerazione.
Mi attraverserebbe tutto
in modo da far poggiare la sua cappella comodamente nel mio cervello,
come se fosse un cuscino.
Tutto questo con sofferenza da parte
mia, ma estremo piacere da parte sua.
Un preservativo vivo da
poter indossare tutto il giorno, perché di pelle e carne; non le
creerei irritazioni o fastidio.
Solo la sicurezza di un velo
protettivo per il suo prezioso membro.
Una sorta di sacchetto ove
lasciar cadere qualche goccia di urina se servisse, o sborrare
liberamente se provasse un desiderio improvviso davanti a qualche
maschio irresistibile.
Ed io pronto ad ingoiare tutto il suo
piacere disciolto nel mio corpo come involucro perfetto.
Nettare
prezioso per il suo schiavo che ne farà buon uso poiché di esso si
nutriranno le sue misere carni.
Il mio signore vestirebbe così il
suo servo interamente dalla mattina alla sera, per poi lasciarmi dopo
l'uso in una soluzione disinfettante.
La
notte mi vedrei impalato sopra ad un legno a sgocciolare per essere
pronto il giorno seguente.
Ora il mio sogno mi riporta alla realtà
ove la mano del mio padrone preme la mia testa per terminare il
pompino che avevo iniziato poco prima.
Bastano pochi colpi ben
assestati e la mia gola si riempie di generosi fiotti di sperma
tiepido.
Non ne sento neppure il sapore poiché travalicano la
gola e sono nel mio stomaco.
Il mio signore è venuto in
me.
Estrae il suo membro ancora eccitato e lo pulisce sulla mia
lingua pronta all'uso.
Io resto a guardarlo e sogno ancora.
Io
piccolo servo e raccoglitore del nobile seme del mio padrone.
Schiavo
Luca
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