giovedì 3 novembre 2016

AMARE I PIEDI DEL MIO SIGNORE

Capitolo 8




Buongiorno mio signore.
Oggi sono a lei con tutta la mia più profonda umiltà.
Ed è per questo che voglio narrarle come il suo schiavo vive l'emozione di contemplare ed amare i suoi piedi.
E verrò percosso dalle sue mani perché oso dire che i piedi del mio padrone non sono bellissimi.
Ma confido nella misericordia che vive nel suo cuore poiché, mio re, non è ciò che si vede ad aver valore, quanto ciò che esso rappresenta.
Proprio lei, mio padrone, me ne ha dato recentemente una profonda lezione.
I suoi piedi, mio eroe, sono la vetta più alta a cui posso aspirare.
Descriverli, mi porta ad ammirarli da vicino, come quando, più volte al giorno, il mio padrone, mi vede prostrato e inginocchiato a baciarli e onorarli con la mia saliva.
Come se sperassi di lavarne via ogni più piccola impurità.
E d'estate è facile che i piedi siano sporchi e sudati, ma questo non ne intacca in nessun modo il valore, anzi per il suo servo è motivo di esaltazione.
Ecco la polvere, lo sporco della strada, il semplice camminare scalzo per casa, tutto ciò si ferma su di essi.
E quasi ne sono geloso di questo sudiciume che si attacca ai suoi piedi e non li lascia.
Vorrei essere io stesso quel sudiciume.

Perché non è possibile?
Sono un servo, mio padrone, non si stupisca di questi pensieri.
Io aspetto il mio signore bellissimo quando rientra a casa e non appena varca la soglia gli corro incontro baciando i suoi piedi.
Poi sono alla scarpiera per porgere le sue ciabatte, per liberare il suo piede dalle scarpe, che in estate certamente le danno fastidio.
Lei, mio re, non può capire quanto mi dia gioia inginocchiarmi davanti alla sua altezza e attendere che si avvicini per farsi servire.
Mi sento come un cagnolino devoto davanti al suo padrone.
Io mi piego, e più ancora vorrei strisciare e rendermi sottile come un velo sotto le suole delle sue scarpe.

Poi, le bacio in segno di sudditanza e le sfilo delicatamente tenendo il suo piede caldo e leggermente umido sollevato da terra.
Faccio scivolare le ciabatte senza disturbare il suo equilibrio. E il suo piede di principe è ora al suo posto: oltre che nella mia mente sempre.
E lo bacio ancora, sulle dita, sul collo del piede, sul tallone.
E morirei lì, mio sire, mio sommo padrone.
Non vorrei nulla di diverso per la mia vita.
Vorrei solo i suoi piedi da adorare ed amare.
Ed invece sono fortunato, troppo forse: ho tutto il mio signore.
Ed io sono il suo schiavo.
Non posso desiderare altro dalla miseria di ciò che sono.
Grazie mio sire di instillare nella mia mente e nelle mie opere tutto questo amore.




Schiavo Luca

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