Capitolo
8
Buongiorno
mio signore.
Oggi
sono a lei con tutta la mia più profonda umiltà.
Ed è per
questo che voglio narrarle come il suo schiavo vive l'emozione di
contemplare ed amare i suoi piedi.
E verrò percosso dalle sue
mani perché oso dire che i piedi del mio padrone non sono
bellissimi.
Ma confido nella misericordia che vive nel suo cuore
poiché, mio re, non è ciò che si vede ad aver valore, quanto ciò
che esso rappresenta.
Proprio lei, mio padrone, me ne ha dato
recentemente una profonda lezione.
I suoi piedi, mio eroe, sono la
vetta più alta a cui posso aspirare.
Descriverli, mi porta ad
ammirarli da vicino, come quando, più volte al giorno, il mio
padrone, mi vede prostrato e inginocchiato a baciarli e onorarli con
la mia saliva.
Come se sperassi di lavarne via ogni più piccola
impurità.
E d'estate è facile che i piedi siano sporchi e
sudati, ma questo non ne intacca in nessun modo il valore, anzi per
il suo servo è motivo di esaltazione.
Ecco la polvere, lo sporco
della strada, il semplice camminare scalzo per casa, tutto ciò si
ferma su di essi.
E quasi ne sono geloso di questo sudiciume che
si attacca ai suoi piedi e non li lascia.
Vorrei essere io stesso
quel sudiciume.
Perché
non è possibile?
Sono un servo, mio padrone, non si stupisca di
questi pensieri.
Io aspetto il mio signore bellissimo quando
rientra a casa e non appena varca la soglia gli corro incontro
baciando i suoi piedi.
Poi sono alla scarpiera per porgere le sue
ciabatte, per liberare il suo piede dalle scarpe, che in estate
certamente le danno fastidio.
Lei, mio re, non può capire quanto
mi dia gioia inginocchiarmi davanti alla sua altezza e attendere che
si avvicini per farsi servire.
Mi sento come un cagnolino devoto
davanti al suo padrone.
Io mi piego, e più ancora vorrei
strisciare e rendermi sottile come un velo sotto le suole delle sue
scarpe.
Poi,
le bacio in segno di sudditanza e le sfilo delicatamente tenendo il
suo piede caldo e leggermente umido sollevato da terra.
Faccio
scivolare le ciabatte senza disturbare il suo equilibrio. E il suo
piede di principe è ora al suo posto: oltre che nella mia mente
sempre.
E lo bacio ancora, sulle dita, sul collo del piede, sul
tallone.
E morirei lì, mio sire, mio sommo padrone.
Non vorrei
nulla di diverso per la mia vita.
Vorrei solo i suoi piedi da
adorare ed amare.
Ed invece sono fortunato, troppo forse: ho tutto
il mio signore.
Ed io sono il suo schiavo.
Non posso desiderare
altro dalla miseria di ciò che sono.
Grazie mio sire di
instillare nella mia mente e nelle mie opere tutto questo amore.
Schiavo
Luca
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