Capitolo
19
Oggi
il mio padrone mi ha reso il servo più felice del mondo.
E ancora
adesso mentre scrivo questa memoria, non mi sembra vero ciò che è
accaduto.
Siamo in vacanza sull'isola di Cefalonia, una settimana
di mare a settembre prima che poi, a casa, ci raggiunga l'autunno e
il freddo inverno.
Il mio signore è sereno lo vedo.
È
tranquillo mentre si stende al sole a bordo piscina e si perde nei
suoi contatti col cellulare o con Facebook.
Io lo osservo e tanto
mi basta per essere eccitato continuamente e per inorgoglirmi di
essere al suo servizio.
Oggi eravamo soli, poca gente in vacanza,
così il mio padrone ha disteso le sue lunghe gambe, parcheggiando le
piante dei suoi piedi ancora bagnate dell'acqua della piscina,
proprio sulla mia faccia.
E ho goduto di questo gesto, cogliendone
il senso più profondo.
Io sono suo e i suoi piedi lo dimostrano
appoggiandosi sul mio viso.
Che immagine stupenda e che vita
meravigliosa mi porta ad ubbidire al mio principe.
Ho adorato i
suoi piedi, li ho baciati, li ho sfiorati con amore, come sempre,
come schiavo innamorato, come schiavo consapevole del suo
esistere.
Ormai ogni gesto è misurato e logico, pensato solo
nell'ottica del mio padrone.
Poi siamo rientrati in
camera.
Eravamo in giro da parecchio e il mio signore stava
aspettando, forse da troppo, per andare in bagno.
Così mi ha
guardato con quello sguardo sadico che a volte scorgo nei suoi occhi
e mi ha detto:”adesso ti bevi tutto il mio piscio, ma non col
bicchiere, come fai di solito, questa volta voglio proprio pisciare
dentro di te, direttamente nel tuo stomaco.”
“Siamo in vacanza
e in vacanza ci si diverte, non trovi?”
Alle sue parole mi sono
sentito impreparato.
Ero preoccupato più che altro per il timore
di combinare qualche guaio, magari rigurgitando tutto, non riuscendo
ad ingerire secondo i ritmi del mio signore.
Mi ha fatto
inginocchiare nella doccia, come un animale in gabbia e poi ha aperto
la patta de pantaloni mostrandomi il suo membro, che si preannunciava
attraverso l'odore di maschio tenuto chiuso per troppe ore.
Subito
l'ho preso in bocca per pulirlo, come sempre e poi ho atteso
immobile.
Il suo umore di maschio dominante ha presto invaso la
mia bocca e le narici, facendomi già percepire quel sapore acre di
urine misto a sperma che ormai fa parte di me.
Sono fermo,
concentrato soltanto sul cazzo del mio signore, cercando di
inventarmi un modo per ubbidire ad un comando che pensavo
irrealizzabile.
Il mio re intanto mi parla prendendosi gioco di
me, con una sorta di pietà per ciò che avrei ingoiato a breve.
Ma
quanto sta per consumarsi fa parte del mio destino, solo e soltanto
il fine ultimo del mio servire.
Così dopo poco aver ricevuto in
bocca il pene del mio padrone, eccolo avvisarmi dicendomi:”preparati
che sta arrivando e non voglio sorprese!”
In quel momento, in
quel bagno, sembra essersi fermato il mondo.
Tutto è attesa,
tutto il mio signore, tutto unicamente nel suo pene, ora dentro di
me.
Ecco, la mia bocca pian piano riempirsi di urine tiepide, ma
lentamente, dandomi così il tempo di ragionare.
Riesco infatti ad
ingoiare senza sforzo il primo sorso generoso, come se fosse la cosa
più normale di questo mondo.
E poi la mia bocca, appena svuotata,
si riempie ancora e di nuovo mi trovo ad ingerire forzatamente, ma
senza fatica il secondo.
Respirare è un lusso tra le varie
boccate di piscia, ma il meccanismo sembra funzionare
perfettamente.
Riempire, ingoiare, respirare, e ancora riempire,
ingoiare e respirare.
Lo stesso ciclo non so dire per quante
volte.
Ma il miracolo si sta compiendo in me e nella mia bocca.
Il
mio padrone intanto mi parla, come fanno gli uomini tra loro quando
sono nei cessi pubblici davanti agli orinatoi, così discorrendo tra
loro.
Ed in quel momento io sono al pari di uno di questi.
La
mia esistenza è legata e finalizzata unicamente all'ingerire le
urine del mio padrone.
Quale differenza tra me ed un
orinatoio?
Poi la sua voce, fattasi più dolce mi dice:”vedi che
bravo ragazzo, vedi che servi a qualcosa.”
“Dai, ho quasi
finito, ancora qualche piccolo sorso e poi mi pulisci.”
In quel
momento, un getto più forte, superando la gola aperta, mi ha
attraversato, spingendosi fino nello stomaco.
A questo punto tutto
è compiuto.
Lui soddisfatto estrae il pene dalla mia bocca
facendomelo pulire con la lingua, lasciandolo penzoloni davanti alla
mia faccia.
Io sono estasiato, ma anche commosso e teneramente
innamorato del mio signore, che in questo momento ha reso possibile
un miracolo che era solo nei miei sogni da sempre.
Il mio signore,
comprendendo il mio turbamento e la mia docilità,
mi prende la
testa con le sue grandi mani, avvicinandola alla sua gamba
sinistra.
Resto così immobile accostato a lui, col viso a pochi
centimetri da suo pene, come un figlio abbracciato ad un padre che lo
ama.
Lui alto, fiero, invincibile.
Io inginocchiato a lui,
piccolo, fragile, commosso, con le lacrime a rigarmi il volto e con
lo stomaco pieno delle sue urine.
Ma totalmente suo.
Quanti
pensieri nella mia piccola testa di schiavo in questi istanti.
Ma
su tutti il mio amore per il mio re, che ogni giorno mi trasforma
facendomi diventare sempre più bello, utile e felice di
esistere.
Quel vivere che fino a ieri mi era sembrato triste e
senza senso, ora mi appaga poiché sento di essere il servo più
felice della terra.
Grazie mio padrone.
Grazie mio
signore.
Grazie mio principe.
Schiavo
Luca
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