martedì 15 novembre 2016

IL GIORNO PIÙ BELLO

Capitolo 19



Oggi il mio padrone mi ha reso il servo più felice del mondo.
E ancora adesso mentre scrivo questa memoria, non mi sembra vero ciò che è accaduto.
Siamo in vacanza sull'isola di Cefalonia, una settimana di mare a settembre prima che poi, a casa, ci raggiunga l'autunno e il freddo inverno.
Il mio signore è sereno lo vedo.
È tranquillo mentre si stende al sole a bordo piscina e si perde nei suoi contatti col cellulare o con Facebook.
Io lo osservo e tanto mi basta per essere eccitato continuamente e per inorgoglirmi di essere al suo servizio.
Oggi eravamo soli, poca gente in vacanza, così il mio padrone ha disteso le sue lunghe gambe, parcheggiando le piante dei suoi piedi ancora bagnate dell'acqua della piscina, proprio sulla mia faccia.
E ho goduto di questo gesto, cogliendone il senso più profondo.
Io sono suo e i suoi piedi lo dimostrano appoggiandosi sul mio viso.
Che immagine stupenda e che vita meravigliosa mi porta ad ubbidire al mio principe.
Ho adorato i suoi piedi, li ho baciati, li ho sfiorati con amore, come sempre, come schiavo innamorato, come schiavo consapevole del suo esistere.
Ormai ogni gesto è misurato e logico, pensato solo nell'ottica del mio padrone.
Poi siamo rientrati in camera.
Eravamo in giro da parecchio e il mio signore stava aspettando, forse da troppo, per andare in bagno.
Così mi ha guardato con quello sguardo sadico che a volte scorgo nei suoi occhi e mi ha detto:”adesso ti bevi tutto il mio piscio, ma non col bicchiere, come fai di solito, questa volta voglio proprio pisciare dentro di te, direttamente nel tuo stomaco.”
“Siamo in vacanza e in vacanza ci si diverte, non trovi?”
Alle sue parole mi sono sentito impreparato.
Ero preoccupato più che altro per il timore di combinare qualche guaio, magari rigurgitando tutto, non riuscendo ad ingerire secondo i ritmi del mio signore.
Mi ha fatto inginocchiare nella doccia, come un animale in gabbia e poi ha aperto la patta de pantaloni mostrandomi il suo membro, che si preannunciava attraverso l'odore di maschio tenuto chiuso per troppe ore.
Subito l'ho preso in bocca per pulirlo, come sempre e poi ho atteso immobile.
Il suo umore di maschio dominante ha presto invaso la mia bocca e le narici, facendomi già percepire quel sapore acre di urine misto a sperma che ormai fa parte di me.
Sono fermo, concentrato soltanto sul cazzo del mio signore, cercando di inventarmi un modo per ubbidire ad un comando che pensavo irrealizzabile.
Il mio re intanto mi parla prendendosi gioco di me, con una sorta di pietà per ciò che avrei ingoiato a breve.
Ma quanto sta per consumarsi fa parte del mio destino, solo e soltanto il fine ultimo del mio servire.
Così dopo poco aver ricevuto in bocca il pene del mio padrone, eccolo avvisarmi dicendomi:”preparati che sta arrivando e non voglio sorprese!”
In quel momento, in quel bagno, sembra essersi fermato il mondo.
Tutto è attesa, tutto il mio signore, tutto unicamente nel suo pene, ora dentro di me.
Ecco, la mia bocca pian piano riempirsi di urine tiepide, ma lentamente, dandomi così il tempo di ragionare.
Riesco infatti ad ingoiare senza sforzo il primo sorso generoso, come se fosse la cosa più normale di questo mondo.
E poi la mia bocca, appena svuotata, si riempie ancora e di nuovo mi trovo ad ingerire forzatamente, ma senza fatica il secondo.
Respirare è un lusso tra le varie boccate di piscia, ma il meccanismo sembra funzionare perfettamente.
Riempire, ingoiare, respirare, e ancora riempire, ingoiare e respirare.
Lo stesso ciclo non so dire per quante volte.
Ma il miracolo si sta compiendo in me e nella mia bocca.
Il mio padrone intanto mi parla, come fanno gli uomini tra loro quando sono nei cessi pubblici davanti agli orinatoi, così discorrendo tra loro.
Ed in quel momento io sono al pari di uno di questi.
La mia esistenza è legata e finalizzata unicamente all'ingerire le urine del mio padrone.
Quale differenza tra me ed un orinatoio?
Poi la sua voce, fattasi più dolce mi dice:”vedi che bravo ragazzo, vedi che servi a qualcosa.”
“Dai, ho quasi finito, ancora qualche piccolo sorso e poi mi pulisci.”
In quel momento, un getto più forte, superando la gola aperta, mi ha attraversato, spingendosi fino nello stomaco.
A questo punto tutto è compiuto.
Lui soddisfatto estrae il pene dalla mia bocca facendomelo pulire con la lingua, lasciandolo penzoloni davanti alla mia faccia.
Io sono estasiato, ma anche commosso e teneramente innamorato del mio signore, che in questo momento ha reso possibile un miracolo che era solo nei miei sogni da sempre.
Il mio signore, comprendendo il mio turbamento e la mia docilità,
mi prende la testa con le sue grandi mani, avvicinandola alla sua gamba sinistra.
Resto così immobile accostato a lui, col viso a pochi centimetri da suo pene, come un figlio abbracciato ad un padre che lo ama.
Lui alto, fiero, invincibile.
Io inginocchiato a lui, piccolo, fragile, commosso, con le lacrime a rigarmi il volto e con lo stomaco pieno delle sue urine.
Ma totalmente suo.
Quanti pensieri nella mia piccola testa di schiavo in questi istanti.
Ma su tutti il mio amore per il mio re, che ogni giorno mi trasforma facendomi diventare sempre più bello, utile e felice di esistere.
Quel vivere che fino a ieri mi era sembrato triste e senza senso, ora mi appaga poiché sento di essere il servo più felice della terra.
Grazie mio padrone.
Grazie mio signore.
Grazie mio principe.




Schiavo Luca

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