Capitolo
20
Sono
a letto accanto al mio padrone e lo osservo mentre dorme.
Il sole
e il mare stancano facilmente e non ho il coraggio di svegliarlo per
dirgli semplicemente che lo amo.
Così lo osservo e taccio.
Prima
però, dopo essere rientrati dalla spiaggia, mi diceva che dalla
mattina aveva un leggero fastidio tra le dita dei piedi.
Forse il
sale marino, oppure il sudore, oppure...chi se ne frega, gli dava
fastidio e ciò mi deve bastare!
Sta di fatto che adesso devo
darmi da fare per alleviare quel prurito.
Mi ordina:”schiavo,
ora devi fare il tuo lavoro, altro che vacanza, lecca, e lecca
bene!”
Così sono strisciato sino al fondo del letto e ho
cominciato a pulire i piedi del mio signore bellissimo.
E non
posso certo negare un certo piacere farsi sentire in mezzo alle mie
gambe nude.
Un godimento che però va tenuto nascosto e che non
dovrei neppure pensare, ma che è incontrollabile.
I suoi piedi
ora sono davanti alla mia bocca e inizio il mio lavoro, prima
asportando la sabbia e quei residui di sudiciume ancora incollati
sotto la pianta dei piedi e poi mi dedico ad un lavoro più delicato,
andando a lenire e sciacquare con la saliva più dolce, il sale
rimasto tra le sue delicate falangi.
E l'acqua di mare in effetti
ha fatto davvero un gran lavoro perché i piedi del mio padrone mi si
presentano molto rovinati e ricoperti da uno strato biancastro di
sale, oserei dire salatissimi.
Pensare di ingerire un sapore così
terribilmente amaro, sarebbe impensabile per chiunque, ma qui stiamo
parlando del mio padrone e il suo comando è perentorio e
indiscutibile.
Ora la mia lingua si fa sottile ed entra tra dito e
dito irrorando di saliva la pelle secca e arrossata.
Il sale e il
sudore hanno davvero irritato la sua epidermide già tanto
delicata.
Spero così di addolcire quell'arsura che la spiaggia e
il sole hanno provocato ai bellissimi piedi del mio padrone.
La
mia bocca nel frattempo, già al lavoro, è impastata di sabbia e
sale, tanto che cerco di inghiottire, ma il sapore è così forte da
lasciare le mie papille gustative praticamente intossicate.
Non ho
il coraggio di chiedere un bicchiere di acqua, anche perché l'umore
dei piedi del mio signore deve comunque restare inviolato per uno
schiavo.
Ma ciò non di meno, l'operazione resta alquanto
complicata.
Il mio padrone legge sul suo tablet e giustamente
ignora la mia condizione.
Io in questo momento sono soltanto uno
strumento al pari di una piccola spugna umida che deterge i suoi
piedi.
Chi si è mai posto dei problemi per una salvietta
umidificata!
La si usa e la si getta via.
E così io, ora al
servizio del mio signore bellissimo.
Anzi, per ciò che sono, il
mio re mi rende onore, dando un senso vitale a ciò che altrimenti,
da solo, non varrebbe nulla.
Lecco senza sosta i suoi piedi.
Ora
che il primo strato di salsedine è stato rimosso, il lavoro è più
semplice e leggero.
La mia lingua scivola agevolmente dal tallone
alle dita, con ampie e generose lappate ricche di saliva, che io
stesso mi stupisco di riuscire a produrre.
Ma è proprio vero che
il corpo umano ha in serbo delle risorse inaspettate.
Lecco e
lecco con passione i piedi del mio principe, che ora si sono fatti
dolci.
La salsedine terribile di prima, ora è tutta nel mio
stomaco.
Ma poco importa ove si trovi.
Ciò che importa è che
i piedi del mio signore siano puliti e io abbia adempiuto al suo
comando.
Il mio lavoro è terminato, ma non allontano il mio
viso.
Resto a pochi centimetri dai suoi piedi, qualora un nuovo
comando mi imponesse un altro ordine.
Il mio membro intanto si è
sciolto, versando a terra una piccola pozzanghera di sperma che,
senza essere visto, dovrò pulire per evitare una giusta
punizione.
Mi è stato ordinato di leccare i piedi del mio
padrone, non di provare piacere.
Il mio godimento, in quanto
servo, no non è previsto!
Ma per ora resto lì, al mio
posto.
Chissà se il mio signore bellissimo apprezzerà il mio
sforzo?
Schiavo
Luca
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