Capitolo
22
Buongiorno
mio signore e padrone.
La
mia fedeltà verso lei e in obbligo alle sue esigenze stanno
diventando sempre più la mia priorità di vita.
E se fino a ieri,
ancora anteponevo alcune mie necessità, oggi mi accorgo che penso
non più con la mia testa, ma come se avessi nel cervello i suoi
pensieri e le sue richieste.
So infatti, ad esempio, che il mio
principe ama il buon cibo e mangiare abbondantemente.
Per cui è
mio impegno fargli trovare dei ristoranti e dei pasti che siano
all'altezza delle sue aspettative.
Addirittura a volte sono ben
felice di rinunciare io stesso a parte del mio piatto, quando il mio
signore ha ancora appetito o la sua porzione è più piccola della
mia.
Così dopo i primi bocconi, quando lui ha già terminato, gli
offro il mio pranzo, guardandolo mangiare.
Ma ciò avviene sempre
con felicità, non è un sacrificio rinunciare per lui.
È un
dono!
Il dono di me stesso, completamente!
E mi accorgo che più
mi dono a lui, più rinuncio per lui, più mi spendo per lui, più
arricchisco lui e svilisco me stesso, maggiormente alimento l'amore
che mi lega a lui.
Pertanto non sono un povero schiavo, ma quello
più ricco e felice al mondo.
È proprio vero che donando, si
ottiene mille volte di più di ciò che si possiede.
Ora guardo il
mio padrone, che è impegnato in una “chat” con altri uomini per
trovarne uno con cui potermi usare a dovere, e lui reagisce
dicendomi:”schiavo ora non scocciare che ho da fare!”
“Non
vedi che non ho tempo da perdere!”
Gli chiedo perdono, ma vorrei
solo poterlo osservare.
In fondo a volte l'amore si ciba davvero
di poco.
Il mio re è infastidito, non ama essere guardato e mi
getta lontano con disprezzo.
Così metto in ordine le sue cose e
non nego un certo piacere nel poter maneggiare i suoi indumenti
profumati del suo umore maschile.
Ovviamente il mio intimo
risponde a questo richiamo e si bagna di piacere.
Tocco la sua
maglietta che sotto ascelle odora leggermente di sudore e mi
eccito.
I bermuda e il costume da bagno sanno di quel seme vitale
che spesso il mio signore bellissimo riversa nella mia gola.
Ma
qui ha impregnato il tessuto e io ne aspiro avidamente l'aroma.
Trovo
anche le sue ciabatte da mare, ancora umide e piene di sabbia.
Come
vorrei lavarle nel mio stomaco e ridarle a lui come nuove.
Ma ciò
non è possibile, posso solo attendere che siano asciutte per poi
pulirle.
Infine le sue sneakers slip-on che indossa sempre senza
calze e che adoro devotamente.
Sono bellissime e quando le calza
gli donano un aspetto sportivo, ma anche elegante.
Sul plantare
ormai ospitano una leggera patina indurita di sudore, misto ad acqua
di mare, polvere e sabbia.
Vorrei avere una lingua tanto lunga per
potervi entrare e leccare quella fanghiglia rappresa.
Scioglierla
con la mia saliva e assaporarla nella mia bocca.
Gemo di
piacere.
Godo nella testa e nel corpo.
Sento l'odore dei piedi
del mio padrone nelle mie narici e non resisto.
Proprio non
resisto e mi perdo...
Inizio a masturbarmi nascosto in un angolo
del bagno, senza farmi sentire.
I miei gesti sono veloci e rapidi
con la mia mano che freme sul mio membro già al limite.
Cerco un
piacere clandestino, non autorizzato, ma che è necessario.
Sto
quasi per venire, per terra, come una bestia.
Cos'altro sono, se
non un animale in confronto al mio re.
Alzo lo sguardo e vedo il
mio padrone che si sta godendo la scena.
Il mio signore osserva
curioso la mia miseria e il suo volto assume un aspetto
sprezzante.
Io tremo...
Il terrore mi assale.
Cosa ho
combinato!!!
Adesso so che mi punirà', come minimo!
Me lo
dovevo aspettare.
Sono uno stupido, solo uno stupido!
Ma il mio
signore ha un sorriso strano questa sera.
Mi guarda e sembra
comprendete il mio stato di sottomissione totale.
Mi guarda e
ancora si gode la mia pochezza.
Lui non si abbasserebbe mai a
masturbarsi, quella è una cosa da sfigati.
E poi il mio padrone
ha la mia bocca e il mio culetto per soddisfare i suoi piaceri.
A
cosa serve masturbarsi?!?
Poi, prima di lasciare il bagno pietoso
mi dice:”che poveraccio che sei!”
“Ma non vedi come sei
ridotto!”
“Ti ecciti con il puzzo dei miei piedi? Mi fai
pena!”
Ha pietà di me, forse non vuole punirmi questa
volta...
Dalla camera la sua voce mi raggiunge:”segati dai, ma
veloce perché poi mi serve la tua bocca, devo pisciare!”
Resto
senza parole. Oggi è il mio giorno fortunato.
“Grazie signore”,
sussurro.
“Faccio in un attimo e sono subito da lei.”
Schiavo
Luca
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