venerdì 18 novembre 2016

PISCIATURO

Capitolo 21



Io e il mio padrone siamo appena rientrati in camera dopo la giornata al mare.
Io mi carico di ogni peso per lasciarlo libero da qualsiasi fastidio.
Ma non appena in stanza lascio ogni cosa per curarmi di lui e per fare in modo che sia comodo.
Questo è il mio primo pensiero.
Mi getto a terra, gli bacio i piedi e gli tolgo le ciabatte da mare, sostituendole subito con quelle da camera.
Poi sistemo le sue cose e attendo un suo comando, qualsiasi esso sia.
Oggi mi dice:”schiavo in ginocchio che devo pisciarti in bocca!”
“Così vediamo se hai davvero imparato il mestiere!”
“L'altro giorno sei stato all'altezza, ma non vorrei fosse soltanto un caso.”
Così non faccio altro che piegarmi davanti a lui e aprire la bocca in attesa.
Il mio signore si avvicina, abbassa il costume ancora umido e scopre la cappella del suo pene, inondando il mio olfatto del suo umore virile, mescolato all'acqua di mare.
E questo odore è tanto pungente da lasciarmi per un secondo interdetto.
Poi so che non posso fare lo schizzinoso e accolgo nella mia bocca il suo membro turgido, ma freddo al confronto col tepore delle mie labbra che lo avvolgono.
E subito mi adopero per far sparire quel miasma disgustoso che infastidisce anche il mio signore.
Mi dice infatti:”che razza di puzza il mio uccello, come cavolo fai a tenerlo in bocca!”
“Sei proprio un cesso, non c'è che dire! Mi fai vomitare!”
Ma poi il mio padrone mi prende la testa e la preme contro il suo pube, facendomi ingoiare tutto il suo pene, che ora spinge sul fondo della mia gola la sua grande cappella.
Sorridendo mi dice:”così almeno non sentiamo più questo tanfo! Pulisci, che poi mi svuoto dentro di te!”
Pochi istanti per il mio lavoro e il glande si trova sulla mia lingua, come se fosse appoggiato su un morbido guanciale
“Seconda bevuta per il mio servo!”
Il mio padrone infatti inizia a prenderci gusto ad avere una latrina sempre a portata di mano.
E il liquido caldo e salato inizia a riempire la mia bocca.
Ormai ho capito cosa devo fare e in breve mi bevo a sorsate tutte le urine del mio padrone.
Certo il gusto è ben accetto dal mio corpo, anche se forse devo ancora migliore l'ingestione.
Ma fortunatamente non esce nemmeno una goccia dalla mia bocca.
Sono orgoglioso di me stesso e ancora più felice della prima volta.
Oggi non sento vergogna o inadeguatezza, ma solo la gioia di essere stato all'altezza del mio compito.
Forse inizio davvero a pensare come uno schiavo, senza più troppe menate.
Solo ed esclusivamente agire in funzione delle necessità del mio signore.
Ciò rende tutto più facile.
Non ci sono se, non ci sono ma, non più domande, ma solo ubbidienza.
Lui mi guarda dall'alto della sua statura ed è soddisfatto.
Questa è davvero la gioia più grande che io possa provare.
“Bene” mi dice, “penso che tu sia pronto!”
“Sappi che quando torneremo in città, intendo usarti tutti i giorni.”
“Sarà la prima cosa che dovrai fare al mio rientro dal lavoro e non avremo tempo da buttare via per le tue stupidaggini.”
“Per cui vedi di imparare bene in questi giorni perché poi ti piscerò in bocca ancora nell'ingresso di casa.”
Sghignazzando mi dice:”e poi non venirmi a dire che non mi prendo cura di te.”
“Anzi ti ho trovato anche un bel soprannome.”
“Da oggi sarai il mio “pisciaturo”: come in passato si definivano i contenitori per raccogliere le urine che venivano usate per tingere i tessuti.”
“Tu invece avrai un compito molto più banale: dovrai solo ingerirle.”
“Non mi sembra una cosa tanto complicata!”
“Penso che questo nome ti si addica, pisciaturo, non trovi?”




Schiavo Luca

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