domenica 13 novembre 2016

TUTTO PER IL MIO SIGNORE

Capitolo 17



Buongiorno padrone.
Al mattino è triste il risveglio, quando mi volto e allungo il braccio nella ricerca del suo corpo bellissimo e non la trovo al mio fianco.
Poi mi rendo conto che è ora di alzarsi dal letto e lei è già partito per il lavoro.
Confesso di sentirmi in colpa, gravemente in colpa essendo io, servo, schiavo, ancora a poltrire, mente lei, mio signore e padrone già lontano a lavorare.
E vorrei invertire i nostri ruoli, lavorare per lei, soffrire per lei, stancare il mio corpo fragile per il suo vantaggio.
Per arricchire il mio padrone.
Ma forse vi sarà un modo, tra non molto, quando il mio signore potrà sfruttarmi e farmi consumare da altri uomini per il loro esclusivo piacere.
Il piccolo tesoro da cui attingere quella fortuna che farà ricco il mio padrone.
Ma per ora devo apprendere e imparare.
Non si può vendere ciò che ancora non vale nulla.
La clientela è esigente e non si accontenta di piccoli giochetti.
Vuole il corpo e il sangue da uno schiavo.

Esige tutto da uno servo, senza riserve!
Soprattutto se l'oggetto in questione è un uomo, poiché a maggior ragione deve pagare la colpa che porta dentro essendo gay.
I maschi questo non lo accettano e pretendono di poter essere violenti, crudeli, spietati con chi è diverso.
Ciò che non possono fare quando sono delicati e romantici con le loro compagne, lo devono poter riversare sul malcapitato, pagato apposta per il loro sadico godimento.
Ed io sono uno schiavo e pertanto con me tutto sarà concesso.
Non ci sono limiti o pregiudizi.
I maschi si appagano solo quando il dolore supera livelli disumani.
È questo un piacere tutto maschile, strano, sadico, maniacale, perverso.
Ed io dovrò imparare ad accettare e assimilare nel mio piccolo corpo tutto questo per il mio padrone.
Dovrò accogliere il dolore che mi verrà servito col sorriso e sopportare ancora, anche quando vorrei piangere e implorare pietà.
Che tuttavia non avrò mai da loro!
Signore, prego lei e il mio addestratore, di prepararmi a questo.
Fate di me un oggetto di piacere, una merce di scambio.
Un bene prezioso e desiderabile.
Un mezzo capace di sottostare al vostro piacere e capace di subire in silenzio i soprusi e le torture che mi verranno inflitte.
Mi inchino ai vostri piedi ove depongo la mia vita come offerta sacrificale.




Schiavo Luca


Nessun commento:

Posta un commento