giovedì 10 novembre 2016

IO SONO LA CASA DEL MIO SIGNORE

Capitolo 14



Buongiorno mio padrone.
Oggi è un nuovo interrogativo che richiama la mia attenzione.
Ed è lei stesso a sottopormi questo quesito come oggetto del mio devoto saluto.
Perché il suo servo sente la necessità di bere le urine del suo principe?
È vero, non posso negarlo, ne sono schiavo, le amo, le desidero come il nettare più prezioso che io possa succhiare.
Mi perdoni padrone, so che non ne sono degno, ma è una forza più grande di me ad indurmi a supplicare la sua generosità nel concedermi questo sostegno.
Ma non è soltanto l'atto specifico di ingoiare il suo piscio, mio re, a rendermi dipendente da lei.
In verità ciò che bramo è tutto il rituale che ad esso si accompagna.
Inginocchiarmi ai suoi piedi, prendere il bicchiere e sfiorare il suo membro per raccogliere il nettare dorato che amo.
Avvicinare le mie labbra e il mio naso per ricevere gli schizzi che piovono sul mio viso.
E bere man mano che il livello sale per non mandarne perduta neppure una goccia.
Poi il bicchiere è pieno e tiepido tra le mie mani.
Il liquido ambrato e profumato mi inebria, mi illumina di un piacere che non so spiegare.
Lei è seduto mentre mi guarda e si interroga.
Mi osserva e forse prova pietà di me, compassione per la mia nullità.
Anche questo mi da piacere: essere schiavo davanti al mio padrone.
Rendere grande il mio signore facendomi piccolo piccolo per lui.
Nutrirmi di ciò che lei getta via!
Poi lei mi comanda:”bevi!”
Così io bevo le sue urine.
Ingoiare ciò che fino a poco prima era nella sua vescica.
Il mio padrone ne è schifato, è comprensibile, lei è un principe, ma allo stesso tempo anche piacevolmente incuriosito.
E io bevo il nettare del mio signore.
Lo bevo piano, sostando più volte, gustandolo. Fino in fondo.
Fino all'ultimo sorso.
Io adoro le sue urine mio principe.
Vorrei averne sempre una bottiglia a disposizione e idratare il mio piccolo corpo di servo solo con esse.
Alle volte lei mi onora anche permettendomi di annusare le macchie giallastre sui suoi slip usati tutto il giorno.
E li preme contro il mio viso con un piacere sadico, tanto che sono convinto che ne sia eccitato lei stesso.
Io ovviamente impazzisco dentro di me di un godimento improvviso.
Ma perché? Perché questa mia dipendenza?
Il perché forse non è poi difficile da comprendere.
Io l'amo e desiderio dentro di me il mio padrone.
La desidero fisicamente nel mio corpo.
E il significato a questo punto diventa evidente.

Quasi come se questo gesto simulasse un atto d'amore.
È lei, mio re ad entrare nelle mie carni.
Il suo nettare inonda il mio stomaco e pian piano viene assorbito dai tessuti e portato in giro per tutto il mio corpo, in ogni mia molecola.
Come potrei non esserne più felice?
Come non desiderare tutto questo sempre, ogni volta che fosse possibile?
In questo gesto non sento umiliazione, ma il dono pieno di me stesso che accetta di accogliere persino le urine del mio signore nel mio corpo.
Forse non riesco a spiegare compiutamente questo concetto al mio signore.
Non è facile trovarsi, se si parte dalla parte opposta del mondo.

Lei è il re, io il più umile dei servi.
Ciò che per lei è solamente piscio, per me è un'essenza vitale.
Io, dopo aver bevuto il suo nettare dorato, mi sento pieno del mio padrone, come se lei fosse realmente e concretamente in me.
Non importa cosa ho dentro di me, ma è parte di lei, e ciò mi basta.
Io sono suo, mio re, le appartengo pienamente.

Ma anche io ho bisogno di essere parte dal mio signore e ciò si concretizza quando generosamente mi concede di bere ciò che per lei è uno scarto.
Le sue urine sostituiscono a volte quel seme, che altrettanto trova casa e protezione nel mio essere.
Il mio corpo è la casa del mio signore e io sono fiero di poterla accogliere in me sempre.




Schiavo Luca


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