Capitolo
10
Ieri
sera il mio padrone mi ha reso partecipe di un nuovo insegnamento.
Ma
in fondo, stare sempre insieme a lui è per me scuola di vita.
La
più importante e vera!
La vita di un servo ovviamente.
Così,
davanti alla televisione, in completo rilassamento, contemplo il mio
signore bellissimo e mi sento indegno di essere al suo cospetto.
Lo
adoro è vero, sento in me lo stesso innamoramento di quando,
ragazzo, sognavo rapporti improbabili con i ragazzi più belli della
scuola.
Ma ora tutto ciò è reale e tanto vicino.
Tuttavia non
devo mai abbassare la guardia davanti al mio principe.
Pochi cenni
e la sua mano mi colpisce il capo dicendo:”smettila di sognare e
datti da fare!”
“Ho i piedi accaldati e stanchi e tu non fai
nulla!”
“Servo infame, cosa me ne faccio di te se non sei in
grado neppure di fare ciò per cui esisti: pezza da piedi!”
Così,
con l'ansia di chi sa di essere sbagliato, sono corso via, in bagno,
per ritornare con tutto l'occorrente per un pediluvio ristoratore per
il mio principe.
Una bacinella con acqua tiepida, un asciugamani,
sapone liquido e soprattutto la speranza di assecondare il piacere
del mio signore.
Il mio padrone è incuriosito, mi osserva, ma ha
già capito il mio intento.
E docilmente allarga le gambe per
lasciare spazio al catino e poi lascia che le mie mani accolgano i
suoi piedi e li depongano delicatamente nell'acqua.
Un pugno mi
colpisce la testa e un poco resto tramortito.
L'acqua è troppo
calda accidenti, così corro in cucina e ne porto di più fresca per
stemperare il contenuto del catino, ma facendo attenzione a non
versarla sui piedi del mio padrone.
Che stupido servo sono, come
sono impreparato a volte!
Ma ora tutto sembra perfetto.
Il mio
re si distende sul divano e si rilassa.
Appoggia il capo sullo
schienale del divano e lascia penzolare le sue mani grandi dal
bracciolo.
Che bello il mio signore! Che uomo stupendo! Che
mascolinità trasuda dai suoi gesti. Lui non se ne rende conto. Ma io
ne sono innamorato perdutamente.
I suoi piedi sono sommersi
nell'acqua e io li guardo con amore
Quanto vorrei essere io stesso
quell'acqua per accoglierli in me delicatamente e con limpidezza.
Poi
mi ridesto dal sogno e inizio ad insaponare le mie mani e poi ad
accarezzare i suoi piedi sollevandoli.
Sono
caldi, morbidi, voluttuosi, e toccandoli, ricoprendoli di quella
candida schiuma, mi sento pervaso di un piacere che diventa palpabile
tra le mie cosce.
Il mio membro diventa più grosso e si scioglie
in un piccolo lago di piacere che sento inzuppare il mio intimo.
E
senza dar segno di turbamento continuo la mia opera lavando i piedi
del mio signore.
Sono abbronzati e più scuri del solito, merito
delle nostre domeniche al lago.
Li tocco, quasi mi sento un ladro
nel servire il mio padrone, perché io per primo ne traggo un piacere
immenso.
Lui, inizialmente interessato e incuriosito, ora non mi
guarda più e, afferrato il cellulare lo vedo “messaggiare” con
le sue dita meravigliose.
E il servo pensa dentro di se che il suo
padrone stia parlando con altri suoi pari, descrivendo la scena che
si sta consumando ai suoi piedi.
Magari
arrivando a prendersi gioco del suo piccolo schiavo giocattolo.
O
magari, meglio ancora, proponendo i miei servizi ad un altro master a
cui vuole già credermi in cambio di un lauto compenso.
Ma forse è
più probabile che mi ceda per pochi centesimi, quanto vale realmente
il suo servo.
Ora i piedi del mio padrone sono puliti e
profumati.
Li bacio ancora umidi, prima di asciugarli con la
salvietta e appoggiarli sulle ciabatte.
Io intanto sono eccitato e
il mio pene sta per scoppiare, tanto da intravedersi la sagoma
attraverso i braghini.
Il mio signore bellissimo se ne accorge
subito.
Come
tenere nascosto qualcosa al mio proprietario, e volendomi umiliare
fino in fondo, mi comanda di spogliarmi.
Così il mio membro,
troppo bello per essere di un servo, si mostra al suo vero
padrone.
Il mio signore lo scruta per qualche istante e poi mi
guarda in faccia dicendomi sorridendo:”ma non ti vergogni, ti
sembra un cazzo adeguato ad uno schiavo da piedi?”
Secondo lui
dovrei avere una sorta di piccolo aborto inutile e invece mi ritrovo
con un membro di tutto rispetto.
La sua mano grande e forte si
insinua tra le mie cosce e afferra i miei testicoli.
Ora davvero
il mio bene più prezioso è nelle sue mani.
Ho timore possa
avvenire ciò che poco dopo accade realmente e sudo freddo davanti al
mio principe.
Il pugno del mio padrone si chiude come una morsa
attorno alle mie palle inermi.
Mi sembra di svenire per il dolore,
tutto perde consistenza e anche la vista si annebbia.
Ma le mie
mani non hanno il coraggio di approcciare una difesa e lascio
decidere al mio signore quanto dovrà durare la mia pena.
Ma
ancora non cede ed anzi sembra stringere ancora più fortemente.
Io
provo a sollevare il viso da terra per incontrare il suo sguardo e
implorare pietà.
Ora il mio cazzo è ancora più grande e
sgocciola a terra un liquido denso, ma non di piacere.
Poi tutto
termina all'improvviso!
Ora il mio signore è stanco, lo vedo.
Il
dolore mi impone gesti lenti e misurati.
Così mi avvicino e
accarezzo la sua fronte sudata con una tenerezza materna.
Lui mi
osserva, sogghigna divertito e mi dice:”vattene sguattera e pulisci
tutto questo casino!”
Io mi ritiro un poco turbato e inizio a
rassettare.
Ma dentro al cuore sento di essere davvero felice
perché ho dato un piacere nuovo al mio padrone.
Schiavo
Luca
Nessun commento:
Posta un commento