mercoledì 14 dicembre 2016

SIA FATTA LA SUA VOLONTÀ

Capitolo 38



È sera quando il mio signore bellissimo mi chiama a se, come sempre, in tono perentorio:”schiavo, ai miei piedi, subito!”
Non ho particolari aspettative, so già quali sono i miei compiti e ciò che il mio padrone desidera da me.
Servizio pulizia piedi, crema emolliente, massaggio plantare e poi in genere mi concede libertà fino a quando non devo servirgli qualcosa da mangiare o bere per un piccolo spuntino serale davanti alla TV.
Insomma, il normale servizio a cui devo attendere come schiavo personale del mio principe.
Non sono stanco di questo mio lavoro, anzi ne sono onorato, anche se a volte mi intristisce osservare che il mio padrone non mi vede neppure mentre mi sottometto per il suo esclusivo benessere.
È come se ormai tutto ciò fosse ovvio e scontato.
Non cerco assolutamente dei riconoscimenti, è chiaro, non ne ho, faccio solo il mio dovere, ma alle volte ferisce più l'indifferenza di un rimprovero o una severa punizione.
E come è vero che sono schiavo fin dentro le ossa!
Preferirei uno schiaffo, uno sputo di disprezzo sul mio viso a questa lontananza che mi pone ormai nel dimenticatoio.
Confinato ai piedi del mio signore come una vecchia ciabatta.
Ma in effetti è proprio così, sono io che ancora mi emoziono per ciò che è solo un semplice e umile servizio.
Come quando il mio signore bellissimo piscia dentro di me, ormai sono diventato realmente la sua latrina, non c'è più nulla di speciale.

Per lui è solamente routine.
Ma d'altronde cosa sono io per lui in quel momento se non uno squallido e lurido pisciatoio?
Solamente io ancora ne associo un privilegio che desidero e aspetto con trepidante attesa.
Mentre, ahimè, sono più che convinto che nella mente del mio signore, io non sia altro che un tubo di gomma munito di bocca, da stringere tra le mani e dove riversare il suo piscio.
Una sorta di prolungamento artificiale del suo pene, capace di svuotare la sua vescica direttamente nel wc.
Non ho un'anima, non ho sentimenti, non ho una vita vera.
Per lui sono solo un tubo di gomma o più in generale uno schiavo.
Un oggetto di plastica che serve ai suoi bisogni.
Nulla di più, giustamente!
Ma a volte questa consapevolezza mi uccide.
Mi consuma e mi distrugge.
Mi porta ad annullarmi a tal punto da concepire il sacrificio verso il mio padrone come l'unica scelta di vita possibile.
Tuttavia questa angosciosa realtà non deve trasparire mai dal mio volto.
Io devo essere felice e fiero di essere consumato e usato fino alla fine per mano del mio padrone.
Perché questo è il mio destino. Perché ciò è già stato deciso.
Mi accingo a terra per iniziare il mio servizio, quando la sua voce imperante mi sveglia da questi pensieri deliranti:”schiavo, novità per te!”
“Il tuo addestratore ha finalmente fissato la data del nostro incontro.”
“Sei felice?”
Io, con la morte nel cuore rispondo:”se è questo il mio destino, sia fatta la sua volontà!”
E il mio padrone:”schiavo! Ma come sei tragico oggi!”
“Se lo dici così mi fai sentire come se ti stessi portando al macello!”
Forse una parte di me lo crede davvero, ma cerco di dissimulare la mia tristezza.
“Padrone, mi perdoni, non volevo essere drammatico.”
“Solo che ho il timore che questo incontro possa significare qualcosa di differente.”
“Ma non perda tempo con le mie stupide parole.”
E inizio il mio lavoro succhiando una per una le saporite falangi dei suoi piedi leggermente sudati.
Il mio padrone quasi con umanità mi dice:”no, no, schiavo!”
“È importante quello che dici!”
“Apriti col tuo signore! Te lo ordinò!”
“Padrone”, oso,“ho il timore che questo viaggio sia l'ultimo e che lei voglia liberarsi di me.”
“Forse non è soddisfatto dei miei servizi.”
“Mi perdoni la prego dove ho sbagliato.”
“Io vivo per servire lei e se non potrò essere ai suoi piedi, ciò decreterà la mia fine.”
Sorride il mio padrone mentre espongo la mia supplica, anche se in cuor suo sa che sto dicendo il vero.
“Tranquillo schiavo!” Mi rassicura.“Non temere, non ti lascio da lui.”
“Ti riporterò a casa e continuerai a servirmi finché avrai fiato per farlo.”
“Sei diventato troppo utile e per certi lavoretti direi indispensabile.”
Ed i suoi occhi si illuminano di una luce perversa che mi attraversa.
“Solo che questo week end saremo ospiti del tuo addestratore nella sua casa di Parma.
“Te lo avevo già anticipato mi sembra, non dovresti essere stupito.”
“È vero, padrone, mi perdoni, ma il mio piccolo cervello, ha in mente soltanto lei.”
“Il resto ormai non conta più nulla.”
“Pensa schiavo, il tuo mentore, mi ha mandato anche il programma di benvenuto che ha in mente per noi.”
Ed io simulando:”che bello, è davvero premuroso.”
Il mio padrone mi aggiorna:”ci vedremo da lui nel pomeriggio di sabato e già ti vuole tutto per se un'oretta, poi andremo a cena insieme.”
“Il giorno seguente io e il suo compagno saremo liberi di visitare la città, mentre lui vuole farti provare un nuovo modello di plug anale appena arrivato dall'America.”
“Mi manda anche delle foto, vuoi vederle?”
“Pare che si innesti molto bene, e con quello nel culo, ti vuole portare a fare una bella passeggiata.”
“Ti farà un po' male inizialmente, ma poi ci si abitua.”
“Signore”, oso mestamente,”alla fine ci si abitua a tutto.”
“Parole sante, caro il mio schiavo!”
“Prima di partire ricordati di depilarti bene pube e capezzoli.”
“Immagino tu sappia cosa voglia da te il tuo addestratore.”
Sempre più abbattuto:”si signore.”
E già si riaccendono in me tristi ricordi che speravo poter dimenticare.
Lui invece è entusiasta:”bene! Allora è tutto deciso!”
“Anche se la tua opinione era totalmente irrilevante, vero schiavo?”
“Certamente signore”, prostrandomi a lui fino ai piedi.
Il mio padrone è sereno e divertito:”ci si prospetta un ottimo fine settimana.”
“Era ora di qualcosa di diverso.”
“Vero schiavo?”
Al mio signore:”sono sicuro che il mio addestratore troverà il modo di divertirla.”
E il mio padrone:”qualcosa mi dice che invece sarai tu a farmi divertire...”




Schiavo Luca

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