mercoledì 28 dicembre 2016

SALA OPERATORIA

Capitolo 44


Mi sveglio di soprassalto.
Uno schiaffo sul viso potente e risoluto mi riporta alla realtà.
Una luce accecante a pochi centimetri dal mio viso non mi permette di capire dove sono, anche se dopo i primi attimi di stordimento mi rendo conto di essere nella sala operatoria che il mio addestratore si è costituito per i suoi loschi traffici umani e di cui io ora sono l'ultima cavia di una lunga serie di vittime.
Sono disteso sopra al lettino metallico come un pezzo di carne sul bancone del macellaio, pronto per...
“Svegliati merda!” Mi aggredisce.
“Adesso iniziamo a divertirci!”
E una risata mefistofelica rimbomba per la piccola stanza e nella mia testa.
Sono nudo, legato al lettino mani e piedi oltre ad una serie di cinghie di cuoio che mi stringono al piano gelido.
Al braccio entra una flebo, al dito un misuratore cardiaco, sul viso una maschera respiratoria che tra poco erogherà dell'etere per spedirmi nel mondo dei sogni.
Il mio addestratore è il peggiore dei sadici e mi tiene sveglio fino all'ultimo raccontandomi cosa vuole fare di me, deliziandosi in anteprima con le parole delle azioni di cui si macchierà tra poco.
E sarà il mio sangue quello che tingerà le sue mani.
Mentre si infila dei guanti in lattice mi spiega quanto sia redditizio oggi giorno il mercato del trapianto di organi e di come reperire un rene, un fegato o un cuore, non sia poi così difficile, se ci si muove con i giusti mezzi e tanto denaro.
Sudo freddo e cerco gli occhi del chirurgo che già si è sostituito nello sguardo folle del mio addestratore.
Mi spiega pazientemente, quasi fosse una persona completamente differente dal carceriere di poco prima.
Sembra quasi che mi parli con dolce compartimento.
Ma forse soltanto perché in me ora vede un guadagno e tanto, tanto denaro.
Denaro che io gli potrò fruttare.
Mi dice rincuorante:”adesso cominciamo con l'anestetico, poi inizieremo l'intervento vero e proprio, ma con calma.”
“Queste cose vanno fatte con delicatezza.”
“Partiremo asportando un rene, un polmone, buona parte del midollo spinale e sostituendo i tuoi testicoli con due protesi in silicone.”
“Tutte cose di cui puoi fare tranquillamente a meno...almeno per alcune settimane.”
“Poi, se tutto va come deve andare, ti spegnerai lentamente e allora la tua morte sembrerà normale.”
“A questo punto potrò dire al tuo padrone che sono affranto dal dolore per la tua scomparsa e farti riportare qui in modo da completare l'opera e asportare il resto.”
“Un peccato certo rinunciare al tuo cuoricino, così tenero di fanciullo, ma non posso correre rischi.”
“Siamo già nel mirino della "polizia" e bisogna stare attenti a come ci si muove.”

Intanto nella stanza attigua si sentono dei passi sommessi.
Il “chirurgo”:”bene, sta arrivando il mio assistente Erik, possiamo cominciare “
Io vorrei gridare, ma sono terrorizzato e so che non posso fare nulla.
Sono legato, imbavagliato e mezzo intontito dall'etere.
Ci vedo doppio quando ad un tratto un ombra si palesa alle sue spalle.
Un ombra alta e che io riesco a riconoscere.
È il mio padrone. Il mio signore.
Il mio re. Il mio bene più prezioso.
Ma tremo, perché forse questo mio destino è tutto concordato tra loro e ora lui è qui solo per vedere come procedono i lavori.
Invece mi sbaglio clamorosamente, poiché il mio principe alza la voce e rivolto al mio carceriere lo aggredisce dicendo:”ma che cavolo state combinando in questo posto.”
“Mi avevi detto che volevi dargli una lezioncina di comportamento, ma questa è una sala operatoria in piena regola.”
Le immagini sono confuse dai vapori dell'anestetico.
Intravedo i loro due corpi che si strattonano, che vogliono sopraffarsi l'un l'altro.
Le voci rimbombano nella mia testa:”delinquente, assassino.”
E l'altro:”è solo un gioco di ruolo, devi credermi, stavo mettendogli paura.”
“Certo, gli mettevi paura mandandolo al creatore ed asportando i suoi organi per rivenderli.”
“Magari te li hanno già pagati, brutto figlio di puttana!!!”
Il mio signore lo spinge contro il muro e brandendo un bisturi dal tavolo operatorio glielo punta alla gola e lo costringe a vuotare il sacco:”cosa cazzo volevi fargli?”
“Cosa volevi dal mio schiavo?”
“Ti ho sentito mentre dicevi che sei un trafficante di organi!”
“Pezzo di merda che non sei altro!”
“E volevi farmi pure passare da scemo!”
“Adesso liberi immediatamente Luca da questo cazzo di tavolo.”
“E poi ti dico io ciò che farai!!!”
“Tu e quel cazzo di finocchio che hai per casa!!!”
“Vi faccio vedere i traffici che farete in carcere per un tozzo di pane!!!


Sono i lampeggianti delle volanti della polizia che attorno alla villetta degli orrori, salutano il rombo dell'Audi del mio padrone, mentre ritorniamo a casa.
Lungo la via un agente, che prima ci aveva interrogato per la deposizione d'accusa, ci ferma.
Si abbassa al livello del finestrino e rivolto a me:”Luca, sei stato molto coraggioso e anche lei signore, un eroe.”
“Entrambi avete salvato un sacco di vite umane e sicuramente grazie a voi riusciremo ad aggiungere un tassello importante nella lotta contro questa criminalità sommersa.”
Io sono stravolto e accenno un sorriso, quasi non capendo più il senso di tutto quello che è accaduto.
Ma so di essere seduto accanto ad un eroe.
“Buon viaggio ragazzi!”
E l'agente si scosta lasciandoci passare.
È notte fonda quando rientriamo a Brescia.
Il mio signore non ha aperto bocca e lo vedo molto pensieroso e turbato.
Non oso disturbare la sua docile intimità così eloquente.
Appena in casa accenno ad inginocchiarmi per aiutarlo a togliersi le scarpe, ma la sua mano mi ferma decisa.
“Non sei abbastanza stanco stasera?” Mi chiede dolcemente.
Io non ho parole e mi immobilizzo davanti a lui.
Poi soltanto due parole:”riposati ora! Va!”
Con gli occhi pieni di lacrime lo guardo mentre pronuncio solamente:”grazie signore.”




Schiavo Luca

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