Capitolo
29
Il
mio padrone è nervoso oggi, mentre io cerco di capire cosa stia
succedendo.
Ma sono solo un povero servo e ovviamente non m'è
dato capire cose così importanti.
Il mio signore è
alterato.
Telefona, aggredisce chi risponde.
Capisco tuttavia
che c'è un problema sul lavoro, nella palestra di sua proprietà,
qualcosa di grosso e da risolvere rapidamente.
Così, in relazione
al mio ruolo di schiavo, mi avvicino ai suoi piedi. Piccolo come
sono, neanche al pari di una sua scarpa, prendo coraggio e mi
propongo:”mio signore, cosa accade? Posso forse esserle utile?”
Al
ché il mio padrone si volta e abbassa lo sguardo a terra per capire
chi lo chiama.
E nel momento stesso in cui mi vede, mi sferra un
calcio potente con le sue scarpe eleganti a coda di rondine, così
forte da schiantarmi contro la parete, spiaccicato come una
gelatina.
E mi rimbrotta:”ma che cazzo vuoi fare, schiavo di
merda?”
“Non vedi che non vali niente?”
“Sei miserabile
e piccolo come un giocattolo!”
“Vattene dalla mia vista prima
che mi incazzi sul serio!”
Striscio sul pavimento per
allontanarmi silenziosamente e per scomparire dalla sua vista.
Credo
di aver già fatto troppi guai.
Nel silenzio sento il mio signore
al telefono:”forse ho risolto il problema, arrivo tra poco, tu non
toccare nulla.”
E cerco ancora di allontanarmi, ma mi accorgo
che i miei movimenti sono bloccati.
Qualcosa sopra il mio piccolo
corpo mi tiene premuto a terra.
L'ombra che mi sovrasta è ben più
ampia di me e pesa sul mio esserino.
Solo ora capisco che giaccio
sotto la suola della scarpa del mio padrone, che nel frattempo mi
schiaccia al suolo.
La riconosco poiché l'ho pulita più volte
con la mia lingua e so bene come è fatta, soprattutto ora che mi sta
spremendo a terra.
Il mio padrone mi parla:”schiavo, forse
qualcosa di utile puoi farla davvero per me.”
“Preparati
perché vieni con me in palestra.”
“Ma non per allenarti, stai
tranquillo.”
“Ho in mente per te qualcosa di più
eccitante.”
Salgo sulla sua Audi Q5 nuovissima e mi arrampico
fino a trovare un piccolo spazio nel posacenere.
Da questa
posizione ammiro devotamente il mio signore bellissimo che, al posto
di guida, già sta accelerando nel traffico, rendendo difficile la
mia presa.
Intanto mi parla in tono più cordiale, ma sempre
deciso e risoluto.
“Schiavo”, afferrandomi con la sua grande
mano quasi fossi di pezza, “mi sembra di ricordare che sai nuotare
molto bene, non è vero?”
Ed io: “certamente mio
signore.”
“Ecco vedi, in palestra abbiamo un problema, si sono
otturate le docce degli spogliatoi maschili e si è creato un piccolo
lago.”
“Tra poche ore arriva la nazionale di rugby che ha
prenotato i locali per fare allenamento prima della partita e tutto
deve essere a posto, non so se mi spiego.”
Io:
“capisco mio signore”.
Continua: “Lo spogliatoio ora è
allagato e l'idraulico è in ferie.”
“Ed io ovviamente non
posso permettermi di fare brutta figura e soprattutto perdere del
denaro.”
Io mi bevo tutto quello che dice.
È il mio vangelo,
è la sola verità a cui io possa prestare fede.
È il mio
padrone: lui comanda, io ubbidisco.
Continua:”schiavo, appena
arriviamo in palestra, ti spogli nudo e ti calo nell'acqua stagnante
delle docce fin dentro il sifone.”
“Probabilmente è intasato
da qualche cretino che avrà buttato giù qualcosa.”
“Non è
la prima volta, cazzo!”
“Tu devi rimuoverla,
assolutamente!”
“E soprattutto velocemente!”
“Non
ammetto errori, sei piccolo e sai nuotare per cui non puoi e non devi
sbagliare.”
Questa missione mi ricorda le imprese impossibili di
007.
Forse il mio padrone non ha pensato che se dovessi riuscire a
sgorgare il tubo, potrei rischiare di morire risucchiato dalle
acque.
Provo ad accennare timidamente il mio dubbio al mio
signore, ma subito vengo investito da una sequela di
insulti.
“Schiavo del cazzo!” Mi urla rabbioso:“cosa me ne
frega se hai paura di annegare!”
“Ti ho detto che ti terrò
legato!”
“Non farmi ripetere le cose due volte, non sei
stupido!”
“E soprattutto non mi fare incazzare che questa
mattina è già comunicata male.”
Taccio e mi arrovello circa
quello che mi aspetta.
Arrivati in palestra, la segreteria,
ovviamente invaghita del mio padrone, lo accoglie come se avesse
visto il Messia.
La odio, brutta puttanella, ma non posso dire
nulla e lascio che ci guidi per i corridoi verso il luogo del
delitto.
In effetti le docce degli spogliatoi sono allagate.
Ci
sarà almeno una spanna di acqua e, ovviamente, la poltiglia nella
quale mi dovrò tuffare è un liquame puzzolente in cui galleggia
ogni miasma più fetido.
I maschi della palestra infatti hanno
continuato ad usare le docce nonostante fossero già intasate.
Il
mio padrone spiega il suo piano alla segreteria che, con occhi
illuminati cinguetta:”ma è un'idea stupenda! È perfetto! Lei ci
salverà!”
Intanto il mio padrone mi lancia un'occhiata che
parla da sola:”spogliati e buttati in acqua!”
Ubbidisco e mi
trovo a galleggiare in un liquido tiepido, corrotto, sudicio,
gelatinoso a tratti.
Tra capelli e peli, schiuma che forma degli
isolotti e altro che non oso immaginare, mi avvicino nuotando al
centro della stanza, dove il mio signore mi indica esserci lo
scarico.
La segreteria nel frattempo ha rimediato uno spago che il
mio padrone mi lancia comandandomi di legarlo in vita bello stretto
perché poi, se dovessi riuscire nella mia impresa, la corrente nel
sifone sarà molto forte in confronto alla mia piccolezza.
Pertanto
sarà lui a tirarmi fuori per mezzo della corda.
Più di così la
mia vita non potrebbe essere nelle sue mani.
Ho il cuore che mi
batte all'impazzata.
Non ho idea di cosa troverò nel sifone e se
avrò aria a sufficienza.
Il mio padrone intanto da bordo vasca mi
grida di darmi da fare e di inabissarmi nella fogna.
Il tempo
stringe.
Lui certamente non mi aiuta, né tanto meno pensa ad
entrare nell'acqua per calarmi più da vicino e rendere più sicuro
il mio lavoro.
Ma è ovvio, chi vorrebbe entrare in quella
porcheria?
È sufficiente che ci nuoti lo schiavo, poi, se
sopravviverà tanto meglio, altrimenti...la cosa importante è
liberare la condotta.
“Insomma ti muovi!”
“Che aspetti
ancora! Muoviti!!!”
Prendo un respiro profondo e scendo a
candela verso il basso.
L'acqua è torbida, non si vede
nulla.
Dopo poco tocco il pavimento e trovo la grata che porta nel
sifone.
Tutto bloccato, non si muove un filo d'acqua.
Ritorno
in superficie per riprendere fiato e inabissarmi nuovamente.
Mi
sento puzzare da vomito, ma non è questo il momento di fare gli
schizzinosi.
Arrivato alla grata, la supero infilandomi in uno
spazio attraverso delle lamiere già contorte e sono nel sifone.
Qui
è tutto nero, tocco le pareti che sono gelatinose, forse il sapone,
forse altro...
Al centro un bastone scende verso il basso ed è
coperto di peli, certamente quelli dei maschi che frequentano la
palestra.
Un piede mi resta intrappolato in un anello metallico,
ma questo non può essere la causa dell'ostruzione.
L'aria sta
terminando, devo risalire e rapidamente.
Il mio padrone vedendomi
riemergere chiede subito se ho risolto.
Non ha importanza se sto
male o se ho bisogno di aiuto.
Nella sua mente esiste solo: deve
farcela!
Lo schiavo deve farcela!
Cerco di spiegare cosa ho
visto, ma il padrone mi interrompe bruscamente:”non me ne frega un
cazzo di cosa c'è in quella merda di sifone, voglio che lo
liberi!”
“E subito!”
“Vado mio signore, vado subito, mi
perdoni.”
Mi immergo per la terza volta.
Ormai la strada è
chiara.
Arrivato da basso, mi accorgo che sul fondo del sifone c'è
uno strano strato di plastica appiccicosa.
Sollevandone un lembo,
ecco che l'acqua inizia a defluire rapidamente.
Ho capito!
Ecco
cosa ostruisce lo scarico.
Mi fermo un attimo e penso: nel momento
in cui solleverò tutto questo strato, l'acqua mi travolgerà e solo
la corda a cui sono legato mi potrà salvare.
Penso al mio padrone
e so che c'è la sua mano all'altra estremità.
Ciò mi da
coraggio o la rassegnazione di morire per lui.
Sollevo con tutte
le mie forze la plastica e un vortice inizia a roteare nel
sifone.
L'acqua scorre veloce e io vengo aspirato verso il
basso.
Un fiume melmoso mi sta uccidendo e il mio corpicino va a
fondo schiacciato dalla pressione.
Stringo tra le mani la plastica
che ostruiva per far si che l'acqua scorra via ed il mio signore si
accorga del gorgo in superficie, perché è ora di estrarmi da quel
pozzo di morte.
E spero, e prego il mio signore che faccia questo
miracolo.
L'acqua intanto mi sommerge ed inizio a bere, annego e
sono sbattuto nel sifone come se fossi in un frullatore.
Poi non
ricordo più nulla se non il mio risveglio sul pavimento dello
spogliatoio.
Il mio padrone, possente e bellissimo, mi sta
schiacciando il ventre gonfio sotto il suo piede per farmi vomitare
la poltiglia che ho ingerito.
Tossisco e sputo acqua, respiro a
fatica, ma forse sono vivo.
Vedere il mio signore bellissimo mi
ridà il sorriso perché significa che sono riuscito nella mia
impresa.
Il mio padrone libera il mio corpo da sotto la suola
della sua scarpa e dall'alto mi osserva e mi dice:”hai visto che ce
l'hai fatta?”
“Lo sapevo che per certi lavori sporchi ci
vogliono i tipi come te! Se non fosse che sei lurido ti stringerei la
mano.”
“Ma sei sporco da fare schifo.”
La segreteria,
inebetita dal potere ammaliatore del mio signore, lo osserva ammirata
e gli sussurra:”se non fosse stato per lei, avremmo passato un bel
guaio con la squadra di rugby.”
“Ci ha davvero salvato!”
La
odio! La odio! La odio!!!
Io intanto giaccio a terra in una
pozzanghera indescrivibile.
Il mio padrone è furibondo e
distrattamente mi parla.
“Era un preservativo usato che bloccava
lo scarico!”
“Quei figli di puttana, non è la prima volta che
capita.”
“Culattoni di merda che si scopano in palestra!”
“Se
li becco li inculo io a sangue e senza preservativo!”
“Sai
schiavo, si vede che è il tuo destino, quando ti ho estratto dal
sifone, ti sei salvato perché sei rimasto imprigionato dentro al
preservativo, dove probabilmente si era conservata una bolla di
aria.”
“Io al tuo posto non lo racconterei in giro, anche
perché, quando ti ho lasciato a terra, galleggiavi in un mare di
sperma e non escludo che te lo sia pure bevuto.
“So che ne sei
goloso!”
Intanto l'acqua si è ritirata e le docce sono
finalmente libere.
“Buono”, dice il mio signore,“anche per
oggi abbiamo fatto il nostro dovere, vero schiavo?”
”Visto che
tra poco arriva la delegazione di rugby, che ne dici di dare una
bella pulita?”
“E magari, visto che ormai sei pratico, svuota
per bene anche il sifone, immagino ci sia parecchia schifezza là
sotto.”
“Avrai fame dopo la nuotata che ti sei fatto!!!”
Ride
il mio padrone della sua battuta, anche se in cuor suo sa che
ubbidirò alla lettera.
“Vengo a riprenderti tra un'ora, ma vedi
di essere puntuale, non vorrei essere al tuo posto se i giocatori di
rugby dovessero trovarti qui.”
E il mio signore bellissimo,
mettendo la sua mano sul sedere della segreteria se ne va,
lasciandomi solo, proprio come un pesce fuor d'acqua.
Schiavo
Luca
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