mercoledì 7 dicembre 2016

I DUBBI DI UNO SCHIAVO

Capitolo 32



Sono drogato.
Solo oggi, mi accorgo che il mio corpo è drogato, la mia mente è drogata, la mia vita è drogata.
Mi guardo allo specchio e provo pietà di me.
Per la prima volta nella mia vita, mi rendo conto realisticamente che vivo una dipendenza ostinata e prepotente e dalla quale non riesco a divincolarmi neppure volendo.
Sono un debole ed un vizioso!
E certamente uno schiavo che non riesce a fare a meno delle scarpe del suo padrone per sopravvivere.
Così ecco confessata la mia droga, la dipendenza che mi porta a disprezzare ogni fibra di me stesso tanto da consegnare la mia vita intera ad un padrone perché la sfrutti e la consumi fino alla fine.
Mi rendo conto che non sono degno di vivere una mia esistenza.
Drogato! Mi accuso!
Drogato e degenerato!
Drogato, degenerato e perverso!
Come posso definire me stesso uomo, o anche solo essere vivente, se per vivere, respirare, sognare, provare piacere e godere nella carne, devo leccare le scarpe di altri uomini.
Ingozzarmi di sudiciume, ingoiare fango, polvere, asfalto e tutto ciò che posso trovare sotto la suola lurida di un uomo.
E leccare ciò che più è sporco e immondo.
La mia lingua diventa nera e ricoperta di una patina melmosa come una spugna usata o uno zerbino.
Eppure non ne posso fare a meno, neppure pensando che proprio da questa droga assassina giungerà la mia morte.
Lo sento e aborro me stesso e il mio atto osceno, ma lo compio e mi condanno da solo.
Ma altrettanto sono consapevole che questo mio gesto segreto, questo mio delirio, deve essere confessato al mio padrone, il quale deve sapere sempre tutto di ciò che faccio e penso.
Così mi arrovello su come avvicinare il mio signore bellissimo e provare a denunciare la mia colpa.
Ma il mio signore sa tutto e comprende il mio stato di ansia, ancor prima che io possa arrivare a lui.
Il mio padrone ha un'intelligenza superiore.
Mi chiama a se, sdraiato sul divano e mi ordina di accomodarmi ai suoi piedi, ma senza leccarli: vuole parlarmi.
Mi preoccupo. E faccio bene!
Certamente ho commesso qualche errore e dovrò essere punito.
“Schiavo”, rivolto a me,”mi spieghi cosa hai per la testa in questi giorni?”

Ti vedo distratto!”
Ecco, signore, vede...” Balletto e cerco di prendere tempo.
Non è da me, quando di solito sono sempre pronto per il mio signore.
“Insomma schiavo!” “La pianti di tergiversare e sputi il rospo?”
“O preferisci sentire il sapore del tuo sangue e un bel pugno sulla faccia.”
Il mio padrone sa essere convincente e così mi libero del mio tormento.
“Vede padrone, sto male in questi giorni.”
“Lo so che non le può interessare, ma lei mi sta interrogando ed è mio dovere essere sincero e trasparente.”
“Certo schiavo, te l'ho detto chiaramente che tu devi essere trasparente, come una medusa, di cui si può vedere ogni organo vitale.”
“La tua vita per me deve essere altrettanto; io devo poterti aprire e rivoltare come un calzino usato ogni volta che lo desidero.”
“Devo poter scrutare dentro di te, come nel fondo di un burrone senza fine.”
“Io posso gettare dentro di te ogni mia più orrenda perversione ed essere sicuro che sarai all'altezza del tuo compito.”
“Tuttavia vedo che in questi giorni hai la testa confusa.”
“Cosa succede?”
“Confessa la tua colpa al tuo padrone!”
“Cosa hai combinato?”
“Questa volta non ti giudicherò e cercherò di essere comprensivo.”
Lo dice con uno strato sorriso, ma voglio credere nell'amore che mi lega a lui.
Inizio:”Vede padrone, è da giorni che mi sono reso conto che non potrei più esistere senza di lei.”
“Da quando ha minacciato di disfarsi di me, non vivo più.”
“Sono disperato signore.”
“E pensare di non poterla più servire mi uccide.”
“Vede padrone io dipendo da lei e sono drogato dei suoi piedi e delle sue scarpe che venero come delle sacre reliquie.”
“Come potrei vivere un solo giorno senza poter poggiare la mia lingua sotto la suola delle sue scarpe?”
“Signore, lo so che non è logico, ma io devo nutrirmi di quello che lei calpesta.”
“Io sono disperato signore mentre vedo me stesso, consumarmi sotto le sue suole.”
“Che cosa sono, mio signore?”
“Che essere spregevole sono?”
“Ma nonostante tutto, non sono capace di resistere e muoio pian piano, ingoiando quel veleno che so che prima o poi mi ucciderà.”
“L'unica cosa che mi consola è che morirò per lei.”
Il mio padrone sembra turbato dal mio discorso sconnesso.
Mi guarda pietoso, col mio viso sempre vicino ai suoi piedi e mi dice:”schiavo, ma io ero convinto che tu provassi piacere nell'essere umiliato e calpestato.”
“Ed infatti è così mio signore”, rispondo.
Lui:”non capisco allora!”
Riprendo:”padrone, io morirei senza di lei, ma vorrei, anche per un giorno solamente, non essere schiavo, ma uomo libero.”
“Un uomo che possa guardare i suoi simili negli occhi e pensare: non ho nulla meno di loro!”
Il mio padrone:”ma lo sai che quello che chiedi è impossibile!”
“Tu sei uno schiavo, cosa ti dice la testa?”
“Non sarai malato?”
“Sembra un delirio quello che stai dicendo.”
“Sei servo, mi adori e vuoi leccare le mie scarpe, ma poi mi dici che vuoi essere riscattato e liberato.”
“Ti rendi conto che è un controsenso!”
Io:”mi perdoni signore, mi perdoni davvero, non so più quello che dico.”
“È che...”
“Lasci stare mio signore, non so cosa dico, davanti a lei non capisco più niente.”
“Vedo, schiavo!”
“Vedo che sei confuso!E molto direi!”
Mi ucciderei con le mie stesse mani per quello che ho detto!
“Adesso massaggiami i piedi, sono chiusi nelle scarpe tutto il giorno”, comanda il mio signore.
E mentre le mie mani si adoperano per alleviare la fatica del mio padrone, mi parla.
“Domani parto per un week end in Toscana con Diego e Gio.”
“Signore...ma”...oso...
“Taci schiavo!”
“Tu non verrai, Gio non ti vuole in mezzo ai piedi.”
“Andiamo a fighe e non abbiamo bisogno di uno schiavo inutile.”
“Tu resti a casa e vedrai che avrai modo di riflettere.”
“Ho giusto in mente un simpatico giochetto per schiariti le idee.”
Il mattino seguente il mio padrone è quasi pronto per partire, col suo trolley già presso la porta.
Ritorna sui suoi passi e mi ordina:”schiavo, nudo!”
Mi spoglio totalmente.
Il padrone ha in mano una corda con la quale mi lega i polsi dietro la schiena.
Poi mi trascina in ginocchio ponendo il mio viso appiccicato allo stipite della porta.
Tolta la sua ciabatta di gomma blu da sotto il suo bellissimo piede, la incastra tra il mio viso e il legno della porta.
Il peso del mio corpo, leggermente inclinato in avanti, tiene ferma la ciabatta in equilibrio.
Mi dice:”schiavo, la tua faccia è dove io appoggio il mio piede, le tue labbra baciano il mio sudore rappreso e le tue narici aspirano i miei umori.”
“Per due giorni rimarrai in questa posizione immobile, annusando per bene il mio odore maschile”,”ciò che tu non sei e non sarai mai!”
“Sono certo che al mio ritorno, avrai le idee molto più chiare circa il tuo futuro.”
“Ti suggerisco di non fare cadere la ciabatta, anche perché poi non potresti più ritornare in posizione senza un aiuto. E il tuo destino sarebbe segnato.”
“Immagino tu abbia compreso a cosa mi riferisco?”
“Allora schiavo, pensi di potercela fare?”
“Mmmiooo ,puadr, ppooosss”
“Schiavo, scusa ma non capisco, dicevi?”
Riprovo, ma la mia bocca non può articolare suoni sensati, perché sorregge tremolante la ciabatta del mio signore.
“Ok, lo prendo per un si!!!”
Il mio padrone sadico, ride della mostruosità che è riuscito a fare del suo servo e di come io mi sottopongo a questa lenta tortura.
Una fotografia per Facebook e poi via per il week end.
“Addio schiavo, fa' il bravo e difendi la casa del tuo padrone.”
Il Signore mi sigilla in quella che sarà la mia tomba per due giorni, anche se mi ha lasciato un piccolo spiraglio di luce per cui posso rendermi conto del tempo che scorre.
Ma due giorni sono lunghi ed in queste condizioni, infiniti.
Avrei così tanti lavori da terminare per il mio signore, tanto che questo tempo mi sembra davvero sprecato.
Ma probabilmente l'insegnamento che sto vivendo vale molto più di tanto cieco operare.
Intanto i dolori alla cervicale e alla schiena iniziano a farsi sentire.
E già dopo poche ore mi sento bloccato come una statua di pietra.
L'unica consolazione è la ciabatta davanti alla bocca che esala il profumo delizioso del piede del mio padrone.
La sete, il timore di perdere l'equilibrio, il sonno perduto, tutto mi sta devastando.
Ma capisco davvero che il mio solo desiderio è servire il mio signore bellissimo.
Non voglio altro, qualunque sia il suo prossimo comando.
Non è vita, la mia, senza il mio padrone.
Non esisto se non appartenendo al mio re.
Sono allo stremo quando sento girare le chiavi nella toppa della porta.
È il mio signore bellissimo.
È tornato. Sono salvo e ho tenuto fede al compito assegnato.
Si avvicina, mi guarda e ride.
Lo sento alle mi spalle che sghignazza di me e della mia miseria.
Io non posso ancora vederlo, farei cadere la ciabatta.
Ed ora sarebbe imperdonabile.
Il mio signore mi libera il viso che sembra paralizzato.
Mi volto verso di lui e sono all'altezza del suo intimo.
“Schiavo”, mi dice,“hai ubbidito e sei stato fedele al mio comando.”
Mentre mi preme con la mano contro il suo membro odoroso e turgido.
“Goditi questo premio, schiavo devoto.”
“Annusa, inspira bene, riempiti del tuo padrone.”
Mi immergo e sono in paradiso.
Mi dice:”penso tu abbia sciolto i tuoi dubbi, vero schiavo?”
Mugolo, annuendo col viso.
Poi il mio re si allontana in un'altra stanza senza dire altro.
Mi gira la testa, sono debole e assetato, non ho bevuto per due giorni.
Vacillo, poi svengo cadendo con la faccia a terra.
Il tonfo è leggero, il mio signore non si è accorto.
Forse più tardi, quando non mi vedrà sistemare il suo bagaglio.
Ma ora giaccio a terra, vicino alle scarpe del mio padrone.
Quello è il mio posto, i miei dubbi sono svaniti.


Schiavo Luca

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