Capitolo
5
Buongiorno
mio principe,
Grazie
della sua presenza signore, sono consapevole di non
meritarla.
Soprattutto in questi giorni ove non sono un servo
utile al mio signore. Mi accorgo di essere un peso, di essere triste
e malinconico. Ma è tutta colpa mia e della tempesta che si è
abbattuta su di noi e di cui soltanto io sono stato la causa.
Ed
ora sono a raccogliere i pezzi di ciò che è rimasto.
Il mio
signore è buono e mi consola ed ha pietà del suo piccolo
schiavo.
Tuttavia io non posso dimenticare le mie colpe.
Ma è
anche giusto e saggio il comando del mio padrone:”portare serenità
nel mio servire.”
È giusto perché non posso e non devo
ripiegare me stesso nell'errore. Sarebbe la mia morte.
Mio
principe, a volte sento che le parole che vorrei pronunciare non
hanno più suono e muoiono ancora nella mia bocca per paura di essere
ascoltate.
Perché so che mi porterebbero ad una difesa di cui non
posso avanzare alcun diritto.
Sarò una nuova persona per il mio
padrone.
Sarò un servo fedele mio sire.
Lo prometto!
Grazie
per la fiducia che mi dimostra nell'affidarmi la cura dei suoi piedi,
permettendomi di estirpare quei calli che le creano malessere.
Sarà
come estrarre il male che io ho portato dentro di noi.
Sarò io a
togliere questo suo fastidio, liberandola.
Come desidero che
ritorni in noi la bellezza del sorriso e dell'amore.
Grazie anche
per permettermi di leccare le sue scarpe.
Ho
visto che in questi giorni ha indossato quelle che più adoro e che
pulisco incessantemente con la mia saliva.
Grazie mio
signore.
Posso solo ringraziare ogni sua premura per un servo che
davvero non è nulla.
Mi inchino ai suoi piedi e alle sue scarpe
con sottomissione perenne.
Schiavo
Luca
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