Capitolo
4
Buongiorno
mio principe.
Forse
ciò che narrerò oggi al mio signore, non sarà di facile accesso
per chi nasce padrone della propria vita e non deve cercare
disperatamente un riferimento che lo guidi e lo indirizzi.
Il suo
schiavo, mio signore, pensa al suo padrone sempre e ogni sua azione è
volta al solo benessere del suo re.
Così ieri, vedendo la sua
scarpiera ancora una volta piena e con le scarpe premute a rovinarsi,
non ho resistito a prendermene cura.
Così, aperta l'anta
superiore, ho estratto le scarpe nere invernali, che avevo già
pulito e lucidato con la mia lingua a fine stagione e le ho riposte
in una scatola.
Il loro aroma è di pelle, di cuoio, di potere, di
rispetto e sicurezza.
Tutto
ciò che manca nella vita del suo schiavetto, motivo per cui ho osato
avvicinarmi ad esse, con il massimo rispetto.
Poi
ho allargato le altre, quelle estive e che amo sommamente.
Ho
osato sfiorarle appena, per dare spazio a ciò che merita la mia più
totale adorazione.
Un
aroma soffuso del suo umore di maschio, di sudore misto a gomma,
asfalto e calore, di vita rinchiusa e sepolta mi ha colmato le narici
come in estasi.
Avrei
voluto toccarmi il sesso già bagnato e turgido, ma ora sono il servo
del mio padrone e queste cose non sono più ammissibili senza
autorizzazione. Poi ho spostato le altre sneakers blu del mio
principe da cui è sprigionato un aroma più speziato, delizioso
nella sua intensa voluttà.
Dunque
le sue ciabatte di sempre, che ho amato fin dalla prima volta.
Fin
da quando il mio signore bellissimo, già conscio del mio desiderio,
mi disse:”non le leccare perché le ho usate in palestra e sono
luride e può essere molto pericoloso.” Ed io a disobbedire alla
prima occasione, nutrendomi di tutto ciò che era sotto quelle suole
e che lei ora vede come nuove.
Io, suo servo e schiavo, ora non
potrei più disattendere un suo comando, pena una punizione
esemplare, ma all'epoca, fui fiero di cibarmi di quello strato di
sudiciume e muffe che si erano depositate dopo l'uso nello
spogliatoio, addirittura rimuovendolo col mio spazzolino da denti,
la' dove la sola lingua non era efficace.
Perdoni mio principe il
mio abbandono nel racconto, abbia compassione di me.
So che per
lei tutto ciò è pura una follia.
Ma lei deve essere fiero e
orgoglioso, poiché per ogni suo passo su questa terra, esiste ora un
servo che vive e si nutre di ciò che lei calpesta e disprezza.
Lei
è il mio padrone.
Io il suo servo devoto che vive di ubbidienza e
sottomissione.
Schiavo
Luca
Comincia a farsi interessante, bel blog mi piace
RispondiEliminaPaolo